La paura di scrivere si può superare

La paura di scrivere si può superare. Oggi voglio spezzare una lancia a favore delle persone che non nascono con la penna in mano e che sono al loro primo approccio con la scrittura. Dato che la costruzione di un’identità verbale solida e credibile prevede una pubblicazione costante e pianificata di testi, è importante lavorarci con impegno. Un primo consiglio che mi sento di dare a chi non ha mai pensato di scrivere neanche la lista della spesa, è iniziare a fare i conti con la grammatica e con la sintesi. Le regole basiche da seguire nella struttura di un testo sono fondamentali affinché il tuo messaggio risulti corretto, chiaro e piacevole da leggere.

Non è così complicato scrivere contenuti corretti e nel contempo emozionanti, soprattutto se si parla di azioni che ti riguardano da vicino

Facciamo un po’ di chiarezza. Quando prepari i testi che parlano della tua realtà lavorativa e non, devi mostrare senza dimostrare troppo. Non devi inventarti una trama da La mille e una notte, ma essere spontaneo. I libri non c’entrano con lo storytelling. C’entrano le situazioni complicate che vivi e come sei riuscito a risolverle. Non ci crederai, ma se sarai così sincero da raccontare anche di quelle volte in cui non te la sei cavata, meglio ancora. Per creare testi interessanti non è necessario essere uno scrittore provetto, ma non bisogna nemmeno improvvisarsi tali, usando paroloni di un registro linguistico ricercato che non ti appartiene. Tieni sempre a mente chi è il destinatario dei tuoi post.

Lo storytelling funziona se ti eserciti a scrivere di te stesso e del tuo mondo come se fossi di fronte a uno specchio. Il segreto di una buona comunicazione è imparare ad avere grande familiarità con le parole e con il linguaggio. Quando ho iniziato a studiare la Verbal Identity, il fatto che avessi scritto dei libri si è rivelato quasi un ostacolo per me. Partivo avvantaggiata da due punti di vista, uno era la cura del testo (grammatica/editing/padronanza lessicale) e l’altro lo stile, perché dopo aver sudato otto camicie sono arrivata ad averne uno mio, che si è consolidato nel tempo. Sapevo bene che cosa significasse affrontare il panico da pagina bianca e anche il panico da testa piena di idee difficili da tradurre in qualcosa di buono. Ho buttato via tante di quelle bozze che non mi convincevano. Non si contano! Ma c’è stato più di un ma. Un po’ come quando erediti un rudere e vuoi trasformarlo in casa.

CREDEVO TANTISSIMO IN QUEL CAMBIAMENTO

Anche se avevo paura, anche se sapevo che avrei dovuto attraversare il deserto con tanto di tempesta di sabbia alla Murakami. È tra un deserto e l’altro che da scrittrice di romanzi sono diventata curatrice di identità verbali. La difficoltà è stata ristrutturare una comunicazione esistente e focalizzarmi sul target. Ho capito il nonsenso del Mai abbandonare la strada vecchia per la nuova. Quel mai non esiste. Si cambia mentalità e basta. Si ricostruisce prendendo il buono da un’esperienza e scartando quello che non serve.

La paura

Uscire dal labirinto per connetterti con la tua diversità

Gli ostacoli più grandi li ho riscontrati nell’allontanarmi dal labirinto del romanziere e nell’avvicinarmi alla mia personalità. Ho sempre lavorato sulla caratterizzazione di protagonisti e ambientazione, un altro mondo rispetto alla Verbal Identity. Il segreto dello storytelling è abbracciare una verità espressiva solo tua, semplificare e concentrare episodi della tua vita, professionale e non, e farla emergere. Tutto ciò in poche e semplici righe adatte, aderenti al lato emotivo delle parole che ti permette di arrivare al tuo pubblico.

Tra fare storytelling e romanzare c’è una bella differenza

Lo storytelling è un dialogo tra te e il cliente, utile a generare fiducia e contatti in modo più immediato, mentre romanzare significa raccontare una storia usando anche elementi di fantasia che catturano l’attenzione piano piano. Il lettore c’è sempre, ma i fattori coinvolgimento-leggibilità cambiano veste. Tutta la parte del raccontarsi ha una finalità ben precisa: farsi conoscere e riconoscere in modo personale.

Ero abituata ad articolare, a legare, a seminare piccoli indizi

Ho dovuto ampliare gli orizzonti e far calmare le acque prima di entrare nell’ottica costruttiva di un’identità che mi aiutasse a essere più centrata e ad andare in un’unica direzione: mettere in luce i miei valori attraverso le parole.

Credevo di non riuscire a fare tutti quei passi indietro. Avevo paura, mi sembravano troppi

Dovevo scegliere, era arrivato il momento di farlo. Nel momento in cui mi dissero: devi immergerti nella tua realtà, non più in quella dei tuoi personaggi.

Sarò sincera: ho pensato in più di un’occasione che non ce l’avrei mai fatta a mettere da parte i panni di scrittrice. I libri sono stati il mio rifugio, ma più vado avanti in questa nuova professione, più sento che il mio ruolo è questo: aiutare le persone a realizzare un progetto comunicativo in cui credono, a brillare e a smettere di nascondersi come ho fatto io per anni dietro le pagine dei miei amati libri.

È stata dura, ma quando ho trasformato la paura in coraggio…

Non mi sono mai scoraggiata, anche se la tentazione di farlo è stata forte. Voglio invitarti a fare lo stesso, a non avere paura, a non fermarti di fronte alla paura di non essere all’altezza. Il linguaggio è uno strumento comunicativo potente che emoziona, conquista e che può lasciare un segno. Immergiti nella tua storia e raccontala in modo non scontato. Impegnati a costruire parola per parola la tua identità verbale, perché può aiutarti davvero a farti notare, a renderti autorevole e a farti ricordare.

Ciao, grazie per aver letto questo post.

Sono Marina, curo l’identità verbale dei liberi professionisti e scrivo testi per siti web.

Insieme tracciamo la vera rotta della tua strategia di comunicazione, per imparare a riconoscere la tua verità espressiva e a raccontarti con successo nell’oceano digitale.

 

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