Specchio specchio delle mie brame, chi è il professionista più…

Specchio, servo delle mie brame… chi è il professionista più competente del reame? Se la tua risposta è: “IO!” non c’è niente di male, intendiamoci. Il problema è che non saresti l’unico a sostenere di esserlo e la tua proposta risulterebbe scontata.

Sono ancora troppi i liberi professionisti che puntano sul concetto: “sono io il migliore”. Essere preparati va benissimo, ma non basta. Essere interessanti dal punto di vista della narrazione di business richiede un cambio di mentalità. Il linguaggio può fare molto per salvarti dalla solita carta inflazionata del metodo infallibile. Una buona strategia di comunicazione fissa i suoi obiettivi su tre principi-cardine: ETHOS, LOGOS E PATHOS.

Specchio

Grazie a questi 3 capisaldi della retorica che delineavano l’obiettivo di interpretare tutta la realtà, Aristotele ci ha insegnato a portare le persone nel nostro mondo attraverso la parola. Con il tempo il filosofo dimostrò che attraverso il temperamento, le prove, i valori e determinati stati d’animo era possibile costruire un ponte comunicativo robusto e convincente per raggiungere il nostro pubblico. È da qui che bisognerebbe partire, dal nostro pubblico, per iniziare a comprendere l’importanza di una geometria professionale che prevede anche un po’ arte del raccontare finalizzato all’ascolto attivo.

Il riferimento all’immaginario fiabesco di Biancaneve dei Fratelli Grimm è ironico, ma in un certo senso lo Specchio Magico riflette una delle problematiche più diffuse nella comunicazione dei liberi professionisti: parlare di sé stessi finendo nel vicolo cieco del tono autoreferenziale. I veri punti di domanda che voglio proporti sono: che cosa vuoi comunicare? Vuoi ispirare, vuoi sfidare, vuoi incantare o vuoi confonderti in mezzo ad altri?

 

Costruire una strategia di comunicazione che funzioni implica allontanarsi dai 10 e Lode e da un’eccessiva sicurezza che ti farebbe apparire focalizzato più del necessario sulla tua bravura. Mettere al centro te stesso e le tue competenze è elementare, è un film già visto in cui sai gestire trama e finale, lasciamelo dire, un po’ banali per il marketing. Il cliente non vuole ricoprire il ruolo immeritato di semplice target. È facile capire perché: non si sentirebbe considerato o coinvolto in alcun modo dalla tua storia piena di fiocchi che non fanno una grinza e priva del pathos aristotelico. 

Fammi indovinare: raccogliere questi preziosi vademecum e trasformarli in testi efficaci che ti aiutino a mostrarti per ciò che fai, dici e sei anche scrivendo di te non ti entusiasma. Scommetto che quel gerundio (scrivendo) e quella particella (di te) è la somma delle tue note dolenti. Non solo la voce del verbo scrivere in qualsiasi tempo e modo sia coniugata ti mette una certa ansia. Ma come puoi fare entrare il cliente nel tuo mondo se non esci da un ego professionale che oscura la tua personalità piena di sfumatura?

L’ho imparato in questi anni di sudore della fronte e di metamorfosi, in cui scrivevo per me e non di me, per buttare fuori quel mare in tempesta che mi portava sempre più alla deriva. La vita mi imponeva quella direzione e quelle sensazioni. Non potevo farci molto: seguivo le onde e mi lasciavo trasportare. Questa citazione riassume quello che voglio dirti…

“Ho letto e camminato per miglia nella notte lungo la spiaggia, scrivendo pessimi versi bianchi e cercando senza fine una persona meravigliosa che uscisse dall’oscurità per cambiare la mia vita. Non mi è mai passato per la mente che quella persona avrei potuto essere io.”

Anna Quindlen

Nella scrittura di business si è ribaltato tutto. Non c’ero più io allo specchio. Ho dovuto fare i conti con il caos e con i fogli bianchi che uno ad uno volavano dalla finestra per andarsi a posare sul davanzale di qualche altro scrittore impavido. Planare sui sentimenti, sui valori, sulle criticità comunicative dei professionisti mi appassiona molto di più, come non avrei mai creduto. Non tornerei indietro per nessuna ragione al mondo. Ascoltare e leggere dentro i desideri di chi ha avuto gli stessi dubbi, le stesse paure viene prima di tutto.

Ho dovuto costruire un nido per permettere agli altri di spiccare il volo e lasciare ai bisticci del vento le insicurezze. Al centro non ci sono più io e i miei sfoghi emotivi, ma altri sogni chiusi in altri cassetti in disordine da scoprire. Scrivere mi ha insegnato quali sacrifici comporti mettere sotto una lente di ingrandimento le intenzioni, prenderle per mano e farle diventare ambizioni che impreziosiscono i messaggi che vuoi far arrivare al tuo pubblico.

Sei disposto a fare un passo avanti e curare un aspetto di te che non avevi mai preso in considerazione per farti riconoscere? Se la risposta è no, non ci siamo. Bisogna scavare per trovare l’unicità dell’ethos.

Il marketing si è evoluto, se vogliamo elevato, forse come pochi si aspettavano. Comunicare scrivendo è diventato fondamentale per dire la propria senza passare inosservati in qualsiasi spazio web. Soprattutto per chi vende servizi, mostrare scrivendo, senza dire è un’operazione complessa, che non fa scopa per niente al mondo con la semplicità.

Ci abbiamo messo un attimo a capire che tra realtà di business e realtà virtuale di business non c’è più tutto questo divario, anche se c’è parecchia strada da fare per non scivolare più sulla buccia di banana del mettersi al centro e del decantare quanto siamo bravi a fare il nostro lavoro dalla a alla z.

Si fa fatica a comprendere che i protagonisti della nostra strategia di comunicazione non sono i risultati in termini economici, le nostre lauree e i nostri pulpiti, ma le persone che hanno bisogno di ritrovarsi in un “chi sono” autentico, imperfetto, umano e affine. I tuoi valori si nascondono proprio lì, tra le pieghe della giacca stirata a puntino e il nodo alla cravatta un po’ troppo stretto, tra il logos e il pathos.

È inutile girarci attorno, devi spegnere le luci dell’ufficio, dimenticarti lo specchio delle tue brame, metterti comodo e camminare a piedi scaldi quei lati di te che ti rendono unico. Quelle zone d’ombra che custodiscono le parole in più che ti sei sempre tenuto dentro, perché avevi paura di scendere dalla cattedra o perché non le ritieni necessarie.

La tua priorità è concentrarti su questo se vuoi essere comunicativo: sulla ricerca delle parole giuste per andare incontro a un rinnovato e al passo coi tempi modo di porti, meno ingessato, più spontaneo e quindi più efficace.

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Ciao, grazie per aver letto questo post.

Sono Marina, curo l’identità verbale dei liberi professionisti e scrivo testi per siti web.

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